Cosa c’è nel pacchetto Topblog?

Pubblicato il: 21/04/2008 — Tematiche: cms,informatica,informazioni,recensioni,segnalazioni,WordPress

Da qualche settimana il provider “da battaglia” Tophost ha aggiunto una nuova proposta ultraeconomica per chi vuole cimentarsi con un blog.
Si chiama Topblog e la descrizione ufficiale recita:

Topblog nasce per tutti quelli che in pochi passi vogliono avere un sito pronto all’uso, pensando solo ai contenuti e divertendosi.

con in evidenza l’allettante

scrivi, pubblica i tuoi file audio e video e le tue foto in 1 Giga di spazio

sito TophostSeguendo il link in fondo si possono leggere alcuni dettagli/
Visto che però il costo è addirittura inferiore a quello già molto basso di Topweb viene la curiosità di capire cosa effettivamente si riceva al di là di un blog preimpostato e tanto spazio e quali siano le differenze pratiche rispetto all’altro pacchetto.

Ecco perciò qualche dato ulteriore grazie ad un amico che ha aderito e mi ha permesso di fare un giro tra opzioni, pannelli ed impostazioni.

La versione breve è che Topblog equivale ad un’installazione pronta di WordPress con un solo utente, un solo database e un set discreto di funzionalità per produrre e gestire contenuti ma poco modificabile e per nulla estendibile.

logo WordPress MULa versione più lunga comincia con la precisazione che i tipi di Tophost hanno installato WordPress MU, la variante multiutente del CMS, in una versione equivalente alla “vecchia” 2.3.x di WordPress. L’utente è unico e coincide con quello del contratto nonché del nome scelto per il dominio.

Se nella gestione (Edit o Manage che sia) e scrittura dei post non ci sono novità o sorprese, la prima limitazione si nota nei campi per cambiare la password che offre due link: uno punta alla guida e l’altro ad un cpanel (molto) ridotto rispetto a quello di Topweb.
Si scopre qui che NON si possono creare altri utenti e come da contratto NON si possono avere/creare altri indirizzi email. Ci sono però gli alias e alcuni già fatti, info, postmaster e webmaster, che rimandano al nome utente (principale) scelto, e c’è l’accesso via webmail, effettivamente utile quando ci si trova fuori sede.

Sempre nel cpanel viene fornita l’impostazione del DNS. Dando un’occhiata dentro c’è una voce ftp e vicino un IP del tipo ab-xx.th.seeweb.it Che sia possibile entrare anche via ftp? Da qualche prova pare di no. fpt.dominiopreso.est esiste ma a varie combinazioni di username e password risponde il diniego del server e un (se ricordo bene) login incorrect.

Tornando a WordPress i plugin sono limitati a un tot fornito. Si possono attivare o disattivare. Non aggiungere, togliere, aggiornare o modificare. Non vedo un antispam e visto che non si può installare un plugin per il backup suggerisco di usare la funzione di esportazione (Manage->Export) a intervalli regolari, per dormire sonni un po’ più tranquilli.
Anche l’aspetto grafico del sito, come i plugin, può essere solo scelto tra quelli forniti dal provider con i temi non modificabili se non nelle opzioni previste dal creatore. Ergo: scegliere temi che sono efficaci di loro (come si suol dire: out of the box) o al limite in cui si può smanettare con i widget.
Tra le opzioni troviamo AMP, che è l’Anarchy Media Player per incorporare, mostrare e gestire file MP3, FLV, Quicktime, WMP e contenuti multimediali da vari siti esterni (raggruppati sotto la voce) Media Players).

Tiriamo le somme rispondendo a due immaginarie domande:

  1. Chi può essere interessato a Topblog?
    Chiunque voglia una soluzione con dominio proprio e sistema di gestione blog/contenuti non solo testuali (e magari voluminosi) basato su un software di provata validità e non può, vuole o intende occuparsi degli aspetti tecnici.
  2. A chi può stare stretto Topblog?
    A chi vuole installare sul proprio dominio più CMS (anche non solo WordPress), o altri software che sfruttano PHP e più database MySQL, oppure un sito o blog con più contenuti. O ancora chi vuole scegliere e modificare l’aspetto grafico del sito e inserire funzionalità particolari o anche solo semplicemente gestire gli spazi pubblicitari.

Per i veri appassionati di Storie di Apple

Pubblicato il: 25/01/2008 — Tematiche: Apple,immagini,recensioni,segnalazioni

Fa sempre piacere vedere realizzato un oggetto che si è ideato, come queste splendide (è il caso di dirlo) tazze con il logo di Storie di Apple.

sda mugsMi sono arrivate di recente dagli Stati Uniti, spedite da Cafepress, servizio che permette di apporre le proprie realizzazioni grafiche e marchi su vari oggetti e gadget, producendoli e acquistandoli poi on demand, anche uno alla volta.

L’ho sfruttato proprio per il mio sito dedicato alla storia dell’azenda di Cupertino (la cui palette ben si prestava) sperimentando il servizio e la qualità della stampa, che mi pare davvero ottima.

Una delle tazze l’ho già cominciata ad usare per la colazione. L’altra, chissà, potrei metterla in palio sul sito o ad una delle prossime tappe del tour promozionale

Recensioni in 144 caratteri (o meno)

Pubblicato il: 26/09/2007 — Tematiche: appunti,idee,informatica,informazioni,recensioni,soluzioni,Web 2.0

logo di TwitterI primi di gennaio 2007, in “Appunti su Twitter” (parte di cui è poi conconfluita in un wiki affermavo:

Il limite dei 144 caratteri di Twitter è una sfida.

E a me piacciono le sfide.

Ecco quindi un primo tentativo di recensione via Twitter in luglio e altri tre (su Google Presentations, il Preview in TinyURL e Pixelmator durante settembre in cui ho continuato a sperimentare la ‘ricetta’, i cui ingredienti base riassumo di seguito:

  • Tag/sigla iniziale (per una maggiore visibilità/ricercabilità in seguito)
  • Voto finale (opinabile ma necessario in una recensione)
  • Impressioni (pubblico, prospettive) ma anche dati (critiche, mancanze, ecc.)
  • Assenza dell’url (ruba spazio e una ricerca su Google al 90% fornisce le coordinate ufficiali)

Il dopo Eudora: arriva Penelope

Pubblicato il: 03/09/2007 — Tematiche: Apple,immagini,informatica,informazioni,recensioni,segnalazioni,software

Il progetto per l’erede di Eudora basato su Thunderbird ha rilasciato il frutto delle sue fatiche: in ritardo di circa mezzo anno sulla originaria tabella di marcia, l’erede dello storico client di posta elettronica della Qualcomm, è disponibile all’indirizzo wiki.mozilla.org/Penelope_Releases, cosa che ho scoperto grazie ad una provvidenziale segnalazione su it.comp.macintosh

Qualcuno si starà chiedendo: sì ma… com’è?

Beh, è un Thunderbird che fa (poco) finta di essere Eudora (ne mutua persino l’icona) e che di diverso ha alcuni dettagli interni ed esterni (tutti nel Read Me per Windows o Macintosh.

Ecco una schermata di Eudora/Penelope dopo che ha importato la mia posta del vero Eudora:

Eudora 2.0.0.6

Ed una di Thunderbird appena scaricato ed installato in versione corrispondente (2.0.0.6):

Thunderbird 2.0.0.6

Da notare che Thunderbird tralaltro “vede” gli stessi messaggi ed impostazioni. E viene identificato dal sistema (su Macintosh con Mac OS X 10.4.8) come lo stesso software, quindi per aprirne uno bisogna chiudere l’altro.

Eudora=Thunderbird

In definitiva: qualche funzione (la ricerca simil-spotlight) e qualche modifica cosmetica che però lascia immutata l’interfaccia e modus operandi di Thunderbird e (per ora) non ha nulla di quella flessibilità e modularità delle finestre dell’Eudora originale, tanto per dirne una.

Nota: Come ciliegina sulla torta aggiungo che, con fare tipicamente Windowsiano, Eud^^Penelope si è imposto come il mailer di sistema cambiando le preferenze di sistema.

Kurt Vonnegut’s Galapagos

Pubblicato il: 26/06/2007 — Tematiche: english,networking culturale,personaggi,recensioni

It took me almost two months but I more or less managed to read Kurt Vonnegut‘s novel Galapagos.

I borrowed it at the (very good) local public library just after the writer’s death, when they put a series of books as suggested readings. A couple of them were in the original english edition, i.e. not translated into italian.

GalapagosI picked Galapagos, which is one of those I haven’t still read and, to tell the truth, I read almost entirely in the bathroom, one or two chapters at a time. I usually read during travelling but I didn’t do it that much and when I did there were overdue jobs to do like updating my website. Last year I tried to read Bret Easton Ellis’ Lunar Park but got only so far as one third or half of the book.

Speaking about Galapagos with a friend who hasn’t yet read it but who loved Slaughterhouse 5 last year (and then bought it as a gift to a parent), we concurred about Vonnegut’s breaking of most of the “rules” of storytelling and yet keeping the reader glued and entertained with his witty, sarcastic mix of fiction and opinions. In Galapagos, as in Slaughterhouse 5 he doesn’t follow a linear structure, often goes astray, and frequently puts spoilers telling in advance what will happen or who will die or live, as if trying to put on paper all he can in as few pages as possible. Still, his books are not so short and this technique magically pays off thanks to his ability to depict the tragicomic and also the beauty of nature and human life in its various forms. Even if, as in Galapagos, they take unforeseen turns.

Manga (recensione)

Pubblicato il: 26/04/2007 — Tematiche: fumetto,informazioni,recensioni,segnalazioni

Manga, 60 anni di fumetto giapponese
di Paul Gravett – Logos – 176 pp. – lingua: italiano

MangaSi potrebbe sottotitolare “culture in movimento”, parafrasando una delle traduzioni dal giapponese della parola “manga”, il saggio illustrato curato da Paul Gravett e tradotto nella nostra lingua dalle edizioni Logos (che non paiono avere un sito web).

Giornalista, redattore e curatore di mostre ed eventi (c’era il suo zampino nell’incontro con Alan Moore lo scorso autunno a Londra), Gravett è uno dei veterani della scena fumettistica britannica e con “Manga” dimostra che la sua attenzione e comprensione del fumetto non si ferma alle produzioni del mondo anglosassone.

Manga: Sixty Years of Japanese ComicsIl volume, di grandi dimensioni, è un saggio dettagliato e preciso ma mai pedante che esplora la storia del fumetto giapponese contestualizzandolo anche con dati economici e politici e addentrandosi nel background degli autori. C’è un po’ tutto, dalle le origini e Tezuka fino al successo di One Piece con in mezzo Nagai, Chiba, il Gekiga, lo humor scatologico e tanto altro.

Gravett infine non si limita al mercato nipponico ma mostra anche l’effetto dei Manga su autori americani ed europei (italia inclusa. Il tutto sempre sottolineando le differenze, e le peculiarità, dell’arte sequenziale giapponese che tanto deve a quella occidentale ma che per altri versi sembra averla “raggiunta e superata” mostrando potenziali o quantomeno altre possibili strade per il fumetto.

Il “dopo Eudora”: PowerMail

Pubblicato il: 21/04/2007 — Tematiche: Apple,informazioni,networking culturale,recensioni,segnalazioni

Chiudo la settimana così come l’ho aperta, con la ricerca di un futuro sostituto ad Eudora, che si avvia sul viale del tramonto (a me però il retrocomputing piace…).
E perciò segnalo la perla lasciata nei commenti da Andrea Grassi (grazie!) che ha parlato di PowerMail. :)

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