Tra gli appunti accumulati mi ritrovo questo breve testo:
“the TRS-80 Model 100 in a nutshell. Granted, it displays only 8 lines of text and has just 28 kilobytes of memory, but it’s a classic, the first truly popular portable in the U.S. At PC World we have a teardown that’ll show you the guts of this featherweight champ.”
E il successivo commento:
And, like many of the best things in life, it’s powered by AA batteries (as is the Apple eMate).
che si riferisce all’eMate 300 ma è errata.
L’eMate non è alimentato dalle “stilo” ma da una sua batteria ricaricabile, a differenza del Newton di cui era una versione espansa a portatile.
Discorso invece diverso lo Z88 della Cambridge Computing, colpo di coda di Clive Sinclair. Lo Z88, “figlio” a tutti gli effetti del Sinclair tralaltro condivide con il TRS-80 modello 100 non solo l’alimentazione ma anche lo schermo ridotto.
A questo punto sorge la domanda: ci sono altri portatili con le stesse caratteristiche?
Oppure la lista è effettivamente ridotta e termina con lo Z88, ultimo baluardo -nel 1988- di un risparmio energetico ormai impossibile al crescere di potenza, memorie e schermi?
Mi rispondo da solo: c’è qualcosa del genere ed è un prodotto nuovo di zecca.
Si chiama Pomera dm 10 ed è una “macchina da scrivere tascabile” che ha
schermo da 4 pollici monocromatico e una tastiera divisa in 2 parti che si apre fino a diventare di dimensioni standard […] funziona con 2 mini stilo, si accende in 2 secondi e permette di archiviare un’enorme quantità di testi sulla memoria interna o su Sd Card.
Per la serie “non si sa mai” ho modificato l’elenco dei miei articoli di retrocomputing aggiungendo qualche nuova keyword all’intestazione:
<meta HTTP-EQUIV=”keywords” name=”keywords” content=”Nicola D’Agostino, nicoladagostino, retrocomputing, retrocomp, vintage, vintage computing, vintagecomputing, vintagetech“>
Se poi vi da anche fastidio il termine (magari perché poco “trendy”, poco “fashion”…) potete usare l’url www.nicoladagostino.net/vintagecomputing.html che ridireziona sull’elenco vero e proprio ;-)
Uno dei tabù con cui mi sono scontrato in questi anni da professionista dell’informazione tecnologica è quello legato al retrocomputing.
Qui e lì sono riuscito a far approvare o infilare qualche stranezza, come un webserver su un Apple II o un “funerale” a un mainframe o qualche occasionale reportage di manifestazioni (meglio se sui giochi). A livello generale però la risposta a trattazioni più continue e di ampio respiro sull’hardware e sul software che ha fatto la storia dell’informatica è stata quasi sempre: retrocomputing? No, grazie.
Eppure leggo tra le offerte di collaborazione di HTML.it che si cerca un “articolista tecnologia vintage” e più precisamente di
Ricerchiamo appassionati di tecnologia per la realizzazione di contenuti editoriali originali a tema tecnologia vintage, ovvero software, giochi e prodotti hi-tech che hanno fatto storia…. o flop.
Anche News.com sembra voler evitare a tutti i costi il termine retrocomputing (al contrario del citato vintage) e nella descrizione di una sua rubrica iconografica si legge:
CNET Networks’ TechRepublic runs a regular feature called “Dinosaur Sightings” in which it takes a nostalgic look at vintage computers.
La rubrica si occupa spesso e volentieri di retrocomputing e ha mostrato come era fatto il il Macintosh Classic e prima ancora il Commodore 64 ed ha parlato del Vintage Computer Festival.
Un altro nome prestigioso, PC World, si è occupato di recente del TRS-80 model 100.
Mi viene il dubbio: che il retrocomputing si possa e debba fare a patto però di non usare il vocabolo in questione. E se è così: perché?
…è un PowerBook G3 del 1998 con soli 266MHz e 320MB di Ram (ed una ventina di GB di disco)!
Per altre informazioni (e le note) rimando all’originale su Flickr.
Può succedere che improvvisamente una sera (praticamente di notte, erano le 24 passate) venga voglia di scoprire se quel vecchio Macintosh Classic ricevuto diversi mesi prima funzioni davvero. E di passare alcune ore ad attrezzare una retropostazione in tutta regola composta da un Mac Classic con 4 MB di Ram, disco da (ben) 40 MB, tastiera ADB Apple Keyboard II (con tastierino numerico ma per il resto minimale, quasi rispettosa dei dettami Jobs), mouse ADB II (Topolino) e ben due floppy esterni Apple 800 Kb perfettamente funzionanti (ma da usare uno alla volta) nonché una periferica SCSI Syquest non supportata perché “troppo recente” (è del 1993). E può succedere anche di stupirsi e divertirsi a vederlo partire senza battere ciglio, avviarsi dall’hard disc, poi dal floppy e infine persino dalla ROM interna (una funzione poco nota ed esclusiva di questo modello) con tre diverse versioni del sistema operativo.
E poi, parecchie ore più tardi può capitare di scoprire, cercando tutt’altro, di aver festeggiato degnamente il compleanno di questo computer. Il Macintosh Classic è infatti stato lanciato sul mercato da Apple proprio il 10 ottobre di diciassette anni fa, nel 1990.
Che dire se non… buon compleanno, Mac Classic! :)
Ringrazio fperale per il piccolo grande regalo e pubblico questo testo anche qui su nezmar.com oltre che su Storie di Apple dove c’è una versione più rifinita con immagini del Classic.
Grazie a Web Archive ecco un corposo quanto prezioso elenco dei vecchi comunicati stampa Apple (quelli originali in inglese) in due comode pagine:
Press Release Library dal 1994 al 1998 e dal 1995 al 2000
Chissà perché il secondo archivio è in ordine inverso…
Nota: questo testo si arricchirà man mano di idee e riflessioni e verrà aggiornato come data, ricomparendo quindi in cima alla lista dei testi.
Cosa: un RetroCamp per combinare il retrocomputing (in tutte le sue salse) con le presentazioni collaborativ-sociali dei BarCamp.
Dove: a Pescara, perché sono stufo che tutto ruoti attorno a Melàno ed al centro-nord. Pescara è facilmente e velocemente raggiungibile in auto e in treno da Roma, Bari, Bologna. Con un po’ di sforzo anche da Napoli e Firenze. E sì, anche da Melàno.
Quando: dopo la fiera di Marzaglia primaverile, quindi dopo la metà di maggio.
Di sabato o domenica e con inizio non prestissimo e fine entro le 18, per facilitare chi arriva da lontano e deve ripartire
Quanti: pochi (50? 40? 30???) e ognuno deve portare qualcosa e parlarne agli altri, rispondendo alle domande, mostrando l’uso ed eventualmente permettendo di maneggiare l’oggetto (se di oggetto hardware si tratta).
Come: poca organizzazione, niente proiettori, nessuna formalità negli interventi (se non una lista indicativa di nomi, oggetti e orari) per invertire la tendenza dei BarCamp recenti. Chi è interessato si siede con gli altri a semicerchio attorno al RetroCamper.
(Continua…)