E io cancello tutto! Sì, ma come? E interessa davvero a qualcuno?
Trovo curioso (eufemismo per: assurdo) che si parli, mostri e spieghi sempre come registrarsi, accedere, segnarsi ad un sito e servizio sul web e molto raramente (se non mai) come chiudere il proprio account, terminando il contratto e magari rimuovendo i contenuti.
Sì, si può sempre far finta di nulla e dimenticare o abbandonare a sé stesso l’account sperando che prima o poi venga rimosso dalle sabbie mobili del web ma non è la stessa cosa.
Non è detto che sia sempre facile o possibile ma oltre che un’esigenza ragionevole mi pare sensato e utile affrontare l’evenienza in maniera pragmatica e divulgativa nonché pacata, senza cioé tirare in ballo plateali e pubblicizzati “net suicide” (ergo: le chiusure di account teatrali o comunque riduzioni drastiche della propria presenza online).
Detto questo l’argomento “non mi piace/non mi interessa più/non ci voglio stare: e ora come faccio a disiscrivermi?” non è stato d’interesse di nessuna delle testate con cui collaboro.
Io però avevo indagato un po’ su come comportarsi su Blogger, FaceBook, su Flickr o su del.icio.us e qualche dato l’ho accumulato.
E ora? Cosa ci faccio? Interessa qualcuno? Vale la pena dedicare tempo ed energie a questa ricerca di informazioni per fornire un quadro il più completo e pratico? Cui prodest?
A me l’argomento interessa e ti dirò di più: da un po’ di tempo quando apro un account una delle prime opzioni che cerco è proprio quella della cancellazione. Poi ci sarebbe da verificare se la cancellazione è effettiva, o meglio totale. Per esempio ho avuto qualche problema con MyBlogLog: puoi cancellare la tua utenza ma non i siti inseriti… così per “riprenderteli” devi registrarti nuovamente (fino a un po’ di tempo fa era così, ora non saprei…).
beh !
secondo me servirebbero ad aumentare le hit del posto dove andresti a pubblicarle … solo che su rivista avresti “monetizzato”, sui siti / blog, invece ???
Barbara: difatti in alcuni casi non è prevista la rimozione dei dati.
Koolinus: è il solito dilemma del “massì, dai lo faccio comunque pro bono tanto cosa è un’ora in meno di sonno?/no, già ho poco tempo, perché complicarsi la vita con un lavoro non pagato?”
nda