Basta non chiamarlo retrocomputing?

Pubblicato il: 17/06/2008 — Tematiche: Apple,appunti,collaborazioni,informatica,retrocomputing,segnalazioni

Uno dei tabù con cui mi sono scontrato in questi anni da professionista dell’informazione tecnologica è quello legato al retrocomputing.

Qui e lì sono riuscito a far approvare o infilare qualche stranezza, come un webserver su un Apple II o un “funerale” a un mainframe o qualche occasionale reportage di manifestazioni (meglio se sui giochi). A livello generale però la risposta a trattazioni più continue e di ampio respiro sull’hardware e sul software che ha fatto la storia dell’informatica è stata quasi sempre: retrocomputing? No, grazie.

Eppure leggo tra le offerte di collaborazione di HTML.it che si cerca un “articolista tecnologia vintage” e più precisamente di

Ricerchiamo appassionati di tecnologia per la realizzazione di contenuti editoriali originali a tema tecnologia vintage, ovvero software, giochi e prodotti hi-tech che hanno fatto storia…. o flop.

Anche News.com sembra voler evitare a tutti i costi il termine retrocomputing (al contrario del citato vintage) e nella descrizione di una sua rubrica iconografica si legge:

CNET Networks’ TechRepublic runs a regular feature called “Dinosaur Sightings” in which it takes a nostalgic look at vintage computers.

La rubrica si occupa spesso e volentieri di retrocomputing e ha mostrato come era fatto il il Macintosh Classic e prima ancora il Commodore 64 ed ha parlato del Vintage Computer Festival.
Un altro nome prestigioso, PC World, si è occupato di recente del TRS-80 model 100.

Mi viene il dubbio: che il retrocomputing si possa e debba fare a patto però di non usare il vocabolo in questione. E se è così: perché?

Ecco i commenti

  1. forse perchè “retro” è pubblicitariamente scorretto, mentre “vintage” o un nome ironico vengono – probabilmente a ragione, sigh – ritenuti commercialmente più spendibili.

    mi chiedo quale sia lo spazio più corretto per un certo genere di informazione però, visto che la carta stampata (e conseguentemente tutti i grossi network di informazione digitale) puntano sui grandi numeri / volumi per raccogliere una massa critica pubblicitaria.

    un sito “retrò”, invece, io me lo immagino come la bottega di un orologiaio che restaura pezzi pregiati, bancone lindo ma tutt’attorno polvere e tante perle da riscoprire e apprezzare per quel che han fatto e il loro contributo “evolutivo” a questa disciplina frenetica e vorticosa che è il personal computing …

    Commento di kOoLiNuS — 17 June 2008 alle 1:35 am
  2. Semplice..
    Retro->out, roba da sfigati
    Vintage->in, figo, alternativo

    Basta vendersi con il nome giusto al momento giusto. Poi l’articolo è lo stesso :)

    Commento di Cristian Conti — 17 June 2008 alle 9:25 am
  3. […] Se poi vi da anche fastidio il termine (magari perché poco “trendy”, poco “fashion”…) potete usare l’url http://www.nicoladagostino.net/vintagecomputing.html che ridireziona sull’elenco vero e proprio ;-) […]

    Pingback di nezmar.com » Vintage Computing? Serviti! — 29 June 2008 alle 2:27 pm

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